linee del latte, 2000, oil on canvas, 200×300 cm
neonatarana, 2000, oil on canvas, 70,5×148,5 cm
neonatarana, 2000, oil on canvas, 50×70 cm
neonata e due foglie di ficus, 2000, ceramic, 37x23x19 cm
neonata e tre foglie di ficus, 2000, ceramic, 21x38x34 cm
neonata e coda, 2000, ceramic, 11x41x20 cm
neonata e linee del latte, 2000, ceramic, 12,5x39x33 cm
dueuno, 2000, ceramic, 15x43x28 cm
tre, 2000, ceramic, 13×19,5×16 cm
aAfter finishing a large-format series on frogs, and the birth of his third daughter, Andrea Massaioli’s work has explored another subject: newborn baby girls, creatures still closely linked to the animal kingdom, survivors of fluid intrauterine environments, that are seemingly inconsistent, primordial apparitions living in the temporal dimension that is a moment after death and a moment before birth. Their little bodies are traversed by small morphological changes, the tip of a tail, an adult nose, ficus leaves growing out of the womb, nipple lines (milk lines)… as Simone Menegoi wrote, “The infant figure is transformed into an enigmatic androgynous one of indeterminate age, the chest and the abdomen of which are crossed by two parallel lines of nipples. An invention that is both disturbing and delicate, which takes its cue from a real anatomical possibility (although rare in humans) to accentuate the awesomeness of a universe of creatures inextricably linked to fluids, who are nourished by fluids and generate fluid. (…) Finally, Massaioli’s recent production of ceramics is memorable. The subject is still the newborn baby girl, sometimes headless, a life-size form made of opaque white terracotta. This time the metamorphosis involves the plant world: added to the small figure are ficus leaves that traverse it and extend slightly beyond it. However, here that which is effortless and without drama, in the illusionistic dimension of painting as well as in dreams, takes on a concreteness that is almost disturbing. The leaves, made of the same hard white matter as the body, are blades, knives that pierce it; these arouse a sense of alarm that not even the serene facial expression can dispel. It would be banal (and misleading) to talk about genetic engineering, of the threat of monstrous hybrids. It’s better to emphasize the ability of this artist to conduct a study of forms that are unfinished, not pacified, and in the most successful cases, in which a single detail is enough to maintain a constant tension.”
Dopo la serie dei grandi formati sulle rane, e la nascita della sua terza figlia, si è imposto nel lavoro dell’artista un’altro soggetto, le neonate, creature ancora prossime al regno animale, reduci da ambienti liquidi intrauterini, sembrano apparizioni inconsistenti, primordiali, vivono quella dimensione temporale che sta un attimo dopo la morte e un momento prima della nascita. I loro corpicini sono attraversati da piccole mutazioni morfologiche, un inizio di coda, un naso da adulto, foglie di ficus che crescono dal ventre, linee di capezzoli (le linee del latte)…Come scrive Simone Menegoi “La figura infantile viene trasformata in un enigmatico androgino, di età indefinita, il petto e l’addome del quale sono solcati da due linee parallele di capezzoli. Una invenzione inquietante e delicata al tempo stesso, che prende spunto da una possibilità anatomica reale (benché rarissima nell’uomo) per accentuare la suggestione di un universo di creature indissolubilmente legate ai fliuidi, che dai fliuidi traggono alimento e lo generano.(…)Da ricordare, infine, la recentissima produzione di ceramiche di Massaioli. Il soggetto è ancora una neonata, qualche volta acefala, modellata a grandezza naturale in terracotta bianca opaca. La metamorfosi coinvolge questa volta il mondo vegetale: alla piccola figura si uniscono foglie di ficus che la attraversano e protendono da essa la punta. Quello che, nella dimensione illusionistica della pittura, così come nei sogni, avviene senza sforzo né dramma, qui assume invece una concretezza che quasi disturba. Le foglie, formate nella stessa materia dura e bianca del corpo, sono lame, coltelli che lo trapassano; suscitano un senso di allarme che l’espressione serena del viso non basta a dissipare. Sarebbe banale (oltre che fuorviante) parlare di ingegneria genetica, della minaccia di ibridi mostruosi. Meglio sottolineare la capacità di questo artista di condurre uno studio di forme non concluso in sé stesso, non pacificato, che un singolo dettaglio, nei casi più felici, basta a mantenere in costante tensione”.