DEEP BLUE
a cura di Francesco Poli
> inaugurazione sabato 30 aprile 2016 h. 17,30 | 1 maggio > 5 giugno / Sabato e Domenica dalle h.16 alle h.19 / in settimana su appuntamento telefonando al n. 01245187216 | Palazzo Botton, Piazza Marconi, 10081, Castellamonte, Torino | Info: Ufficio Cultura 01245187216 | testo nel catalogo di Francesco Poli
vetta, 2015, oil on canvas, 100x125 cm
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Profondo blu
di Francesco Poli
Anche se non è più fatto con il prezioso lapislazzuli (che veniva importato nel passato dai paesi dell’oriente “oltremare”) il blu oltremare è sempre uno dei colori più affascinanti, in grado di creare meravigliosi esiti visivi quando, ben inteso, viene utilizzato da artisti che entrano veramente in sintonia con la sua particolare energia estetica, come per esempio (nell’arte moderna e contemporanea) hanno fatto, in termini molto diversi fra loro, il simbolista Odilon Redon, il mistico concettuale Yves Klein, o il più essenziale dei poveristi Giovanni Anselmo. Anche Andrea Massaioli ha trovato un profondo feeling con questo colore, decisamente congeniale alla sua delicata e vibrante sensibilità pittorica, e in particolare alla sua ricerca degli ultimi anni incentrata principalmente sul tema del paesaggio. Ed è proprio il blu oltremare, modulato nelle più varie tonalità, a dominare in questi suoi quadri (molti di considerevole dimensione) dando vita da un lato a oniriche visioni notturne, vedute a volo d’uccello che si perdono in lontani orizzonti di misteriosa iridescenza; e dall’altro lato a aeree scene alpine, con innevate montagne rocciose che svettano in cieli senza confini.
L’artista ha nel tempo affinato dei personali procedimenti operativi che attivano la materia pittorica attraverso stesure di liquida ma intensa levità. Sono interventi che impregnano la superficie delle tele trasformandole in fluttuanti spazi atmosferici o terracquei, dai contorni mai ben definiti, che rimandano allo stesso tempo a realtà naturali trasfigurate e a suggestivi territori dell’immaginario.
In questi dipinti ci troviamo davanti a una pittura di paesaggio che è sempre o al di qua o al di là del semplice registro della libera rappresentazione figurativa, nella misura in cui è nella sua essenza soprattutto un paesaggio della pittura , nella sua fisica espressività e come risonanza di energie psichiche e mentali dell’artista.
Ma è anche una pittura con peculiari connotazioni organiche, (biomorfiche e metamorfiche) e con indubbie valenze letterarie, e sorprendenti lirismi immaginifici. In questo senso mi pare che nel lavoro di Massaioli ci siano anche singolari echi romantici e simbolisti (e un’affinità in particolare con Redon).
Nelle vedute notturne di città, e specialmente in quelle che si dilatano sontuosamente nei grandissimi formati, si uniscono, anzi si fondono insieme, due dimensioni: quella dell’esperienza effettiva (le miriadi di luci di Torino vista dall’alto della collina dove c’è la casa del pittore), e quella che emerge dalle profondità dell’inconscio, e che si concretizza all’orizzonte nell’inquietante e fantasmatica configurazione gigante di una lumaca. I dipinti più belli sono quelli dove l’elemento surreale appare quasi mimetizzato all’interno della scena “realistica”.
Ecco cosa scrive l’artista a questo proposito: “Le lumache sono soggetti previlegiati che abitano questi paesaggi recenti., immagini totemiche, divinità benigne, figure apotropaiche potenti, che sembrano fecondare nei loro rituali l’umanità sottostante. Luci e bagliori della città pulsante partecipano alla stessa sostanza cromatica e psichica delle lumache, le quali come delle bussole ci orientano verso una dimensione visionaria”.
I lavori dedicati alle cime delle montagne sono dipinti con un realismo più nitido, ma questa precisione descrittiva è solo apparentemente naturalistica, perché c’è qualcosa di metafisico, c’è una sorta di accentuata tensione visionaria che sembra rimandare ai dettami dell’estetica del sublime (per intenderci, qualcosa che ha a che fare per esempio con le vette e i ghiacciai di Caspar Friedrich). Inoltre, soprattutto nei quadri dominati da una sola imponente cima montagnosa, immersa nella fluida vastità del cielo blu oltremare, c’è la tentazione di vederci una qualche archetipica simbologia fallica.
In questo senso forse si può dire che i quadri di montagne possono essere anche letti come un contrappunto dei paesaggi urbani, che sembrano avere invece una matrice di fondo di natura femminile.
In mostra ci sono anche varie altre opere interessanti, ma il “Profondo blu” di Massaioli arriva alla sua massima intensità proprio attraverso il dialogo fra le due principali serie tematiche.
tre,(trittico), 2013, olio su tela, 70x50 cm ciascuno
comunicato stampa
Il Comune di Castellamonte ospita nei fascinosi spazi del Palazzo dei Conti Botton, al pian terreno, la personale di Andrea Massaioli, con una mostra che pone al centro del discorso la pittura come soggetto fisico e metafisico insieme. L’artista sembra riallacciarsi alla sua prima personale nel 1984 da Marginalia, quando sperimentava una pittura organica e primordiale, che catalizzava alchemiche fermentazioni di blu su garza, generando superfici liriche e preziose.
Anche nelle sale di Castellamonte la pittura di Massaioli è dominata dai blu, piegata ad una liquidità inusuale, acquarellosa e imprevedibile, che innesca sulla superficie micro accadimenti pittorici, epifanie. A volte, per stendere il colore liquido, l’uso del pennello è abbandonato a favore di un vero e proprio soffio vitale, un pneuma che spalma luce nella profondità dei blu come nell’opera “vetta”.
La vastità del formato (300 x 200 cm) è occupata solo in minima parte dalla rappresentazione figurativa della vetta, pretesto per condurre lo spettatore attraverso un impalpabile sentiero nella neve, verso un uno spazio colore che accade “qui ed ora”, unico e irripetibile, sopra e sotto la vetta. Se esiste ancora un “sublime” da trovare, una “bellezza” da riscattare, è proprio qui, nel luogo della pittura, che bisogna cercare per perdersi. In altri formati più piccoli è la stessa consistenza della “vetta” a disfarsi della sua fisicità, e farsi leggera e pannosa, “fumis”.
Le opere in mostra appartengono alla produzione più recente dell’artista che negli ultimi anni ha rivisitato il genere del “paesaggio”. Versioni montane, acquatiche o fantasmatiche del paesaggio si manifestano attraverso la scelta di soggetti semplici ed elementari, una vetta, un orizzonte lacustre, lumache, capaci di aprirsi, come un caleidoscopio, a più livelli di lettura, che ci traghettano verso il luogo misterico della pittura.
In “oltremare” già il titolo ci guida non solo sul versante coloristico ma anche in una dimensione più metaforica: il primo sguardo si posa sulla semplice rappresentazione della vasca di una piscina in primo piano che, come se fosse del tutto naturale, si trasforma in lontananza in un paesaggio ibrido tra il marino e lacustre. Le linee prospettiche galleggiano e sembra che ci invitino a tuffarci verso un orizzonte indefinito, consapevoli che la vera meta è il viaggio stesso, cioè questa pittura acquosa che giocando con se stessa nella sua liquidità, riflessi e trasparenze ci restituisce il piacere del vedere.
Le lumache sono un altro dei soggetti privilegiati che abitano questi paesaggi recenti, come quelle sopra il cielo notturno di Torino, immagini totemiche, divinità benigne, figure apotropaiche potenti che sembrano fecondare nei loro rituali l’umanità sottostante. Luci e bagliori della città pulsante partecipano della stessa sostanza cromatica e psichica delle lumache, le quali come bussole ci orientano verso una dimensione visionaria, ma sempre consapevoli che, noi e loro, siamo fatti della stessa stoffa.
I “ fiori notturni” sembrano esseri vegetali primordiali, apparizioni inconsistenti, comete provenienti da altri spazi, che viaggiano per un attimo nel nostro cielo, illuminando il nostro immaginario. Vivono in quella dimensione temporale che sta un attimo dopo la morte e un momento prima della nascita.
fiori notturni, 2012, olio su tela, 25x30 cm
L’espozizione 4×4, quattro opere d’arte in quattro sale, allestita nel Castello di Castellamonte in occasione della mostra DEEP BLUE, è visitabile solo sino al 8 maggio.
Palazzo Botton , Castellamonte